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CATANIA: LEO GULLOTTA, SOGGETTO DA TESI ALL'UNIVERSITÀ
ATTORE E UOMO DI SUCCESSO HA ALL'ATTIVO ANCHE TRE DAVID DI DONATELLO ED I RECENTI SUCCESSI LEGATI A "UN CUORE NEL POZZO" E "IL BELL'ANTONIO DI BRANCATI
di Maria Valeria Sanfilippo
13 aprile 2005


SISSI SARDO, LEO GULLOTTA, SALVO VALENTINO, SARAH ZAPPULLA MUSCARA'

CATANIA - Nei giorni scorsi c'era Leo Gullotta all’Università. Non è la prima volta che il noto artista catanese è stato ospite presso l’ex Monastero dei Benedettini (oggi sede della Facoltà di Lettere e Filosofia), dove in passato ha tenuto lezioni-incontro e animati dibattiti con largo seguito; ma è la prima volta che l’attore, nell’insolita veste di spettatore, assiste alla discussione di una tesi di laurea, a lui dedicata, dal titolo "Leo Gullotta: l’uomo, l’attore". Ad introdurre la dissertazione di laurea di Salvo Valentino è stata la prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà, relatrice della tesi, che fra l’altro si è soffermata sull’ecletticità delle corde gullottiane: "È un artista che riesce a passare repentinamente dal comico al drammatico, dall’ilare al grottesco, ed è tale poliedricità di ruoli e di forme espressive (teatro, cinema, televisione) a renderne stimolante lo studio".

"È iniziato tutto un anno fa alle Ciminiere, dove incontrai Leo e gli prospettai l’idea di una tesi su di lui, già a lungo discussa con la mia relatrice": così il neo-dottore racconta l’inizio della sua avventura scrittoria che, in quattro intensi capitoli, affronta il pianeta Gullotta, mettendo a fuoco gli aspetti cinematografici, televisivi, teatrali, ed anche la carriera di doppiatore.

I due correlatori, i professori Margherita Spampinato e Sissi Sardo, si sono soffermati sulle svariate componenti dell’ars gullottiana, fra cui la singolare inclinazione al pastiche linguistico, che riesce a riprodurre con estrema rapidità e basandosi unicamente sull’abilità fonologica, i suoni delle lingue e dei dialetti più disparati.

Dal canto suo, l’attore ha asserito con estrema umiltà: "È un onore per me trovarmi nell’università della mia città, ed è un onore che un giovane della Facoltà di Lettere mi abbia dedicato una tesi" ed ancora prosegue "sono stupito per quanto detto e commosso". Gullotta appare perfettamente a suo agio ed esprime sorridente approvazione sia per l’accoglienza riservatagli dalla città che gli ha dato i natali sia per la tesi discussa, che ha ottenuto il massimo dei voti e la lode e che, sin dal titolo, riesce a coniugare i due fili rossi che caratterizzano l’attore: l’aspetto umano e quello artistico.

D’altra parte, per dirla con la studiosa Sarah Zappulla Muscarà, "Leo Gullotta è un artista che si dà tutto e, nel suo caso, l’uomo e l’artista sono la faccia della stessa medaglia". Infatti, nel congedarsi, dà ancora una volta prova di impegno morale e civile rivolgendo, fra l’altro, un pensiero di speranza ai laureati della corrente sessione e più in generale agli studenti dell’Ateneo catanese.
L’attore, insomma, che ha già al suo attivo tre David di Donatello e che è reduce da recenti successi televisivi quali "Il cuore nel pozzo" (incentrato sulla memoria storica delle foibe) in cui è stato affiancato da Beppe Fiorello e Antonia Liskova, nonché "Il bell’Antonio" (tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati) con i co-protagonosti Daniele Liotti e Nicole Grimaudo, dimostra concretamente di anteporre l’uomo all’artista.

SARAH ZAPPULLA MUSCARA'
CON ENZO MARANGOLO ED ENZO ZAPPULLA

 

 

 

 

 

La sessione, peraltro, si è rivelata prolifica anche per la discussione di una tesi presentata dalla candidata Melania Muzzio ed incentrata sull’opera dello scrittore Enzo Marangolo: "Un posto tranquillo", romanzo pubblicato nel 1964 dell’editore Bompiani.


MELANIA MUZZIO, SARDO, MUSCARA' E MARANGOLO

 Il lavoro (di cui relatrice è stata, ancora una volta, la Prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà e correlatori i professori Sissi Sardo e Rosalba Galvagno) compie un’analisi a tutto tondo del romanzo, illustrando il gusto della ricerca storica dell’autore anche mediante descrizioni puntuali, nonché la venatura poetica e il ricorso ad un linguaggio scevro di retorica barocca. Il tutto è impreziosito da un corredo iconografico su un’Acireale a cavallo fra gli anni ’30 e gli anni ’40. Anche in questo caso lo scrittore ha presenziato alla dissertazione di laurea.



 

 

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