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L'OLOCAUSTO 60 ANNI DOPO:
«I CANCELLI DI AUSHWITZ»
di ENZA GARIPOLI
27 gennaio 2005

Editoriale di Enza Garipoli
I CANCELLI DI AUSHWITZ NON SI APRIRANNO MAI PIU’
Sono trascorsi sessant’anni dalla liberazione delle migliaia di
prigionieri dei nazisti che languivano nel campo di sterminio di Aushwitz, e
OGGI E’ IL GIORNO DELL’OLOCAUSTO, E OGGI, ANCORA DOPO 60 ANNI NON VOGLIAMO E
NON DOBBIAMO DIMENTICARE.
Oggi è il 27 gennaio 2005, e anche a questa data non mancano nel mondo
enormi problemi di carattere internazionale - “problemi” come guerre
fratricide e sanguinose, devastazioni apocalittiche come il recente sisma di
santo Stefano nel sud est asiatico, i grossi problemi di politica interna ed
internazionale di svariati Stati e Staterelli che senza motivazioni
ragionevoli si avvelenano la vita, che è e rimane “bella”.
In questo giorno particolare vogliamo richiamare alla memoria, MEMORIA in
tutti i sensi, le belle scene del capolavoro di Roberto Benigni “La vita è
bella”, appunto: le scene che si incentrano proprio sui magnifici e
commoventi momenti della liberazione dal lager di Aushwitz degli Ebrei che
erano rinchiusi in attesa della morte, che già aveva ghermito milioni di
loro fratelli di fede.
Tutti i milioni di telespettatori di tutto il mondo, che hanno trepidato
dieci anni fa sulle delicate e magistrali “pagine cinematografiche de La
Vita è Bella che valsero l’oscar a Benigni, non dimenticheranno mai il
sospiro di sollievo per la sorte dei prigionieri, quando finalmente gli
Alleati riuscirono a sfondare i cancelli di Aushwitz. Il papà buono, ironico
e saggio era però stato ucciso dopo essere riuscito ad evitare al piccolo
figlio non solo la morte ma anche la consapevolezza dell’orrore che aveva
investito in pieno la tranquilla famiglia ebrea del libraio romano,
impersonato da Benigni.
«A CHI NON HA CUORE NON SI PUO’ PARLARE»
Ebbene, se fra quegli spettatori c’è anche chi quel sollievo non l’ha
sentito, ebbene, quello è un razzista e per lui non varranno milioni di
morti, ragionamenti e buoni propositi, perché «A CHI NON HA CUORE NON SI
PUO’ PARLARE».
Invece, con tutti gli altri, che sono per fortuna la stragrande maggioranza
dell’umanità, non resta che unirci sempre, comunque ed ovunque per prevenire
e contrastare ogni forma di razzismo nel mondo, perché rappresenta il male
più grande ed il pericolo maggiore contro la “Vita bella” che tutti noi
auspichiamo.
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