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Il Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano
.... un luogo di piacevoli sorprese per gli amanti della natura, della storia e dell'arte.
A piedi nudi nel Parco Nazionale
di Mariantonietta Sorrentino

Per troppo tempo il termine Cilento ha rievocato immagini negative relative alla miseria, all'arretratezza endemica , ai moti rivoluzionari , al brigantaggio, alla triste realtą dell'emigrazione.
Accettare la veritą storica di questi fenomeni non deve pregiudicare il riconoscimento di un'identitą di questo territorio , di una ricchezza culturale che gli appartiene e che lo accompagna. L'anima viva e palpitante della regione le conferisce una fisionomia, una origine e un destino del tutto propri che meritano attenzione. Il Cilento vanta un passato plurimillenario ben rappresentato dai castelli dei Filomarino e dei Carafa, dai palazzi ducali degli Spinelli, dei Villano, dalla biblioteca privata dei Ventimiglia di Vatolla, dalle opere d'arte disseminate per chiese e conventi .
Per questo motivo la regione divenne Parco del Cilento e del Vallo di Diano grazie ad una legge del 6.12.1991. Esso significa natura incontaminata, boschi di rara bellezza, il silenzio delle valli, ma anche una fauna in rapida crescita, paesi antichi, il monastero Certosino di S.Lorenzo di Padula ed il paese medioevale di Teggiano. I Musei della civiltą contadina di Roscigno o Moio della Civitella , poi, rappresentano la riscoperta e la valorizzazione della cultura rurale, dei suoi attrezzi agricoli e della sua economia.
L'intera area, nelle sue coste intatte e nelle sue montagne interessate dal fenomeno del carsismo,č un eminente ed esaustivo esempio del processo ecologico e biologico degli ecosistemi mediterranei. Questa terra nacque dalla mescolanza di popoli e civiltą. Il patrimonio archeologico e architettonico di Velia , con la sua grande Scuola Eleatica di pensiero , le antiche rovine della civiltą pestana ci ricordano alcuni dei valori culturali del Parco.
Il mare portņ i Focesi, originari dell'Asia Minore. Essi fondarono Elea (oggi Velia), la cittą di Parmenide. I popoli si stanziarono in questa area grazie alla sua natura carsica, e alla ricchezza di cave. Gią all'epoca del Bronzo la regione aveva conosciuto la transumanza, i traffici dal Tirreno al mar Ionio e viceversa.
Una traccia di quell' etą č testimoniata dalla scultura rocciosa dell'Antece sulle montagne alburnine. Luogo di culto antichissimo del quale ,oggi , rimane un interessante altare sacrificale. Possiamo facilmente raggiungerlo da S.Angelo a Fasanella, piccolo centro posto alle pendici degli Alburni. Ivi possiamo visitare la prima cittą di Fasanella, costruita come cittadella fortificata.
Ma la zona nasconde altri gioielli. L'altopiano degli Alburni che, percorrendo l'A3 si va profilando allo sguardo gią dopo Battipaglia in provincia di Salerno. Un massiccio, nell' antichitą lambito dai viaggiatori che dovevano attraversare la penisola. Virgilio lo aveva conosciuto, lasciandone una traccia nelle sue Georgiche. Ma anche Cicerone, che nel 58 a.C. aveva sostato alle sue "Nares Lucanae", o " porte della Lucania", un'antica stazione di ristoro, ora meglio conosciute come localitą Scorzo, una frazione di Sicignano.
Un momento di turbolenza stava vivendo l'oratore latino e , di certo, dovettero addolcirgli la vita le rinomate "lucaniche", le salsicce di maiale cotte alla brace, vanto della gastronomia locale.
Anche un occhio inesperto riconosce il carattere calcareo - dolomitico degli Alburni. A ovest il suo corpo montuoso č delimitato dalla Valle del Calore; mentre a sud incontra colline e valli , come la Valle del Fasanella, che lo separano dal Cervati, luogo sorvegliato dai falchi e dalle aquile. Lą trova ancora rifugio il Lupo appenninico.
Le sue vette screziate di bianco, le gole, le rocce e i declivi evocano il volo delle poiane , dei corvi imperiali, dei falchi pellegrini e di altri rapaci.
L' esteso altopiano degli Alburni ha una venerabile etą, nonostante il suo aspetto prestante ed ardito. Nato quando i poderosi e continui movimenti crostali dettero origine all' Appennino Meridionale , il complesso montuoso sembra ergersi come un dio sul suo trono. La sua bellezza č mutuata dal ridondante dispiegamento di pianori, grotte, boschi ,sorgenti chiacchierine e valli, profonde quanto gole.

 

 

 

 

 

 

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