La Cappella Sansevero e i suoi misteri
di Mariantonietta Sorrentino


Il disinganno

Nasce spontaneo il desiderio di visitare questo Tempio del Barocco europeo. Ermetica per antonomasia, la Cappella Sansevero.
La Cappella cinquecentesca sarà offerta in tutta la sua valenza simbolica. Impreziosita dalle opere geniali di artisti napoletani e non, essa appare subito come un ottimo biglietto da visita per Napoli.
Nata in odore di miracolo, lega il suo nome e la sua vicenda a quelle di Raimondo de Sangro, VII Principe di Sansevero.
Situata nel centro storico di Napoli ,e sistemata definitivamente tra il 1749 e il 1770, la Cappella di Santa Maria della Pietà rimane un 'must' per i turisti che scelgono il capoluogo partenopeo come meta.
Nasce come 'Pietatella' , nel 1590 ,ad opera del Duca Giovan Francesco Paolo de Sangro. Cosa lo spinge a destinare una parte del Palazzo, in piazza San Domenico Maggiore, a luogo di culto ? Due accadimenti in odore di miracolo a cavallo tra la fine del '500 e la prima metà del '600. Le cronache riportano la vicenda di un carcerato, di origini ragusane, che da innocente rischia la galera. Accanto al muro del giardino di Palazzo de Sangro eleva una supplica alla Madonna. Alle preghiere dell'uomo il muro crolla : ecco apparire il Volto della Vergine della Pietà. L'uomo viene graziato e riacquista la libertà.
Ma non basta. Le cronache continuano: ''Poscia che il medesimo Duca ritrovatosi oppresso da gravissima infermità, e quasi all'estremo della vita , fe' voto a questa Rejna dei Cieli, che se lo liberava da quel pericolo, d'ergerle una picciola cappella…''
Il Duca si ristabilisce e mantiene fede alla promessa. Storia intrigante e intricata, quella della Cappella , vicenda ricca di colpi di scena, nella quale non manca l'esoterismo. Raimondo Principe di Sangro, educato dai Gesuiti, da subito prova del suo ingegno, ed in molte occasioni. Un suo arditissimo progetto, per il cortile del Collegio che lo ospita, talmente geniale da attirare la lode degli architetti. La sua fama giunge fino alla corte dello Zar.
Raimondo tiene alla sua formazione più di tutto. La sua passione per la filosofia, il diritto, non esclude interessi verso l'idraulica, la meccanica, l'occultismo e la pirotecnia.
Il Principe inventa una macchina idraulica capace di far salire l'acqua a qualunque altezza, ma non solo. Sbalordiscono la sua carrozza con cavalli di legno che può camminare per terra e per mare, grazie ad una particolare macchina collocata al suo interno, e la sua macchina tipografica capace di stampare vari colori contemporaneamente con una sola pressione del torchio.
Carlo di Borbone era un suo entusiasta sostenitore. Eppure Raimondo de Sangro rimane nella memoria come mago, stregone, e addirittura assassino. Indubbiamente la cavea sotterranea della Cappella è inquietante.
Dopo la morte del Principe alchimista vengono rinvenuti, in un locale sotterraneo della Cappella, gli scheletri di un uomo e di una donna rivestiti dell'intero sistema venoso ed arterioso, nonché di vari organi. La tradizione vuole si tratti di persone morte accidentalmente, cui Raimondo de Sangro avrebbe inoculato una sostanza di origine e composizione sconosciute. Essa avrebbe "metallizzato" tutte le vene, le arterie, i vasi capillari e alcuni organi. Altra ipotesi quella della ricostruzione ,con cera d'api ed altro materiale, del sistema circolatorio eseguita da un medico anatomista, sempre sotto la
direzione del Principe. Ma la fama di un uomo cresce anche in base all'alone di mistero che lo circonda. Raimondo, VII Principe de Sangro ,non fa eccezione.
Un esempio su tutti? L'opera che parla il linguaggio dell'alchimia, oltre ad esprimere la Bellezza del Vero: il Cristo Velato, struggente ed inquietante al tempo stesso.
La leggenda e il mistero avvolgono anche le opere che il Principe commissionò. Questo vale per la statua della 'Pudicizia', opera del Corradini come per il 'Disinganno', scultura dalle forti connotazioni allegoriche commissionata al Queirolo.


LA PUDICIZIA

Al cospetto del 'Cristo Velato' si ricava la sensazione di osservare il vero corpo di Cristo. Si narra che il Canova stesso la definì  "Opera immensa, seconda, forse, soltanto alla Pietà del Michelangelo". Un capolavoro per il quale, lo stesso Canova, avrebbe barattato dieci anni della sua vita pur di esserne l'autore.
Cosa riporta la leggenda del Sammartino, l'autore del Cristo Velato ?
Si narra che lo stesso Raimondo de Sangro lo abbia fatto accecare, dopo l'esecuzione dell'opera. La storia è un'altra, ma a raccontarla saranno le immagini di Bellitalia.
Appuntamento a domani,su Rai 3, alle12.55: la Cappella Sansevero va in onda.